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[Recensione] Le Assaggiatrici di Rosella Postorino

 

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TITOLO: Le Assaggiatrici

AUTORE: Rosella Postorino

EDITORE: FELTRINELLI

PAGINE: 285 p.

COSTO: 17,00 €

TRAMA: La prima volta in cui Rosa Sauer entra nella stanza in cui dovrà consumare i suoi prossimi pasti è affamata. Siamo nell’autunno del 1943, a Gross-Partsch, un villaggio molto vicino alla Tana del Lupo, il nascondiglio di Hitler. Ha ventisei anni, Rosa, ed è arrivata da Berlino una settimana prima, ospite dei genitori di suo marito Gregor, che combatte sul fronte russo. Dopo aver terminato il pasto, però, lei e le altre assaggiatrici devono restare per un’ora sotto osservazione in caserma, cavie di cui le SS studiano le reazioni per accertarsi che il cibo da servire a Hitler non sia avvelenato. Nell’ambiente chiuso di quella mensa forzata, sotto lo sguardo vigile dei loro carcerieri, fra le dieci giovani donne si allacciano, con lo scorrere dei mesi, alleanze, patti segreti e amicizie.

 

 

Edito da Feltrinelli, è stato un libro di cui ho sentito molto parlare e che mi era stato consigliato. L’ho aperto con tantissime aspettative e forse è stato questo a rovinarmi.

Rosa Sauer è una donna tedesca, perfetta sotto tutti i punti di vista per servire il suo paese e il Fuhrer. Ma è facile essere un perfetto cittadino in tempi di pace, come si fa quando sei una donna a cui non rimane più nulla e devi lottare per non perdere te stessa?

Rosa ha perso il padre e la madre e si è dovuta trasferire a casa dei suoceri a Gross-Partsch perché il marito ha deciso di arruolarsi e andare al fronte abbandonandola dopo nemmeno un anno di matrimonio.

Mentre la guerra imperversa e gli aerei si fanno più vicini, Hitler si nasconde nel suo quartier generale e chiama a sé 10 donne tedesche aspettandosi che loro ubbidiscano senza fiatare perché solo un traditore avrebbe da obbiettare. E nel regime di Hitler non c’è posto per i traditori.

Non conoscevo la storia delle assaggiatrici di Hitler. Non avevo idea che il Fuhrer fosse così paranoico però è stato interessante entrare nella mente di un tedesco che ha vissuto dall’interno quello che è stato Hitler. Molti tedeschi hanno vissuto per servirlo, altri vivevano nella speranza di vederlo cadere. Mi ha ridato un po’ di fiducia in tutta la faccenda perché, nonostante gli sforzi di America e Russia, quelli che erano più interessati a farlo fuori erano proprio i suoi compatrioti.

Partiamo dalla cosa che mi ha colpito di più: Le assaggiatrici sono tutte donne, perché? Perché gli uomini sono indispensabili e non se ne può sacrificare nemmeno uno per un lavoro così. La donna invece è lì per servire e sacrificarsi per la patria. In un periodo dove persino il latte è difficile da reperire, il Kaiser si nutre come se fosse un soldato da prima linea decidendo di sua spontanea volontà di non mangiare carne, un bene davvero raro in tempi come quelli.

Non è ben chiaro come vengano scelte queste donne, non hanno nulla in comune tranne la paura della morte che le assale ad ogni boccone eppure si ritrovano tutte lì 3 volte al giorno per mangiare quello che mangia Hitler.

Nascoste dal mondo intero le assaggiatrici vivono a stretto contatto tra loro, condividono i loro pasti sotto gli occhi annoiati delle SS. All’interno della mensa non c’è spazio per socializzare. Nessuno vuole sbottonarsi perché affezionarsi a qualcuno che potrebbe morire al prossimo assaggio significherebbe perdere un altro pezzo di sé e nessuno è più disposto a farlo.  Incontrare le altre nel villaggio è fuori discussione, nessuno deve sapere della loro esistenza. Il loro è un lavoro di grande importanza. Sono una specie di intelligence senza onori.

La situazione peggiora nel momento in cui Gregor, il marito di Rosa, viene dato per disperso al fronte. Dopo appena un anno di matrimonio, le viene tolta ogni possibilità di felicità. Rosa diventa terribilmente infelice, si sente atterrita, sola e tradita da quell’uomo che aveva giurato di amarla per sempre. E da quel momento lei si comporterà come se in quella lettera le avessero comunicato la sua morte. Si proclamerà vedova e vivrà solo per sé stessa.

Si può smettere di esistere anche da vivi; Gregor forse era vivo, però non esisteva più, non per me. Il Reich seguitava a combattere, proteggeva Wunderwaffen, credeva nei miracoli, io non ci avevo mai creduto. La guerra continuerà finché Goring non riuscirà a infilarsi i pantaloni di Goebbles, diceva Joseph, la guerra sembra dover durare in eterno, ma io avevo deciso di non combattere più, mi ammutinavo, non contro le SS, contro la vita. Smettevo di esistere, seduta sul pulmino che mi portava a Krausendorf, la mensa del Regno.

Questa esperienza segnerà la nostra protagonista, d’altronde vivere costantemente col memo che ogni assaggio potrebbe essere l’ultimo, non può fare altro che renderti insofferente verso il mondo.  Perdi ogni gusto di vivere e cominci a voler sopravvivere. Ma non perché ci sia in te la voglia, solo perché noi esseri umani non possiamo fare altrimenti. Siamo programmati già dalla nascita con l’istinto di sopravvivenza ben inculcato nelle nostre teste e spendiamo la nostra vita cercando di evitare l’inevitabile.

Cos’è la vita quando hai visto morire tutti i tuoi cari uno per volta? Cos’è la vita quando rimani sola e vieni spogliata di ogni dignità, di ogni diritto?

Ma cosa siamo disposti a fare per non morire? In tempo di guerra, dove le convenzioni sono messe in pausa e ogni moralità diventa inutile, tutto è lecita.

Dopotutto in un regime dove la vita di una persona vale appena Duecento marchi al mese, possiamo davvero aspettarci che il popolo rimanga seduto a guardare mentre colui che dovrebbe proteggerli si nasconde e manda gli altri a morire al suo posto?

In conclusione, “Le assaggiatrici” è un libro che scorre e va molto veloce. Rosa Sauer è una narratrice esemplare che riesce a mantenere un filo logico anche quando si perde nei suoi pensieri. Tuttavia non mi ha segnato particolarmente. Non ho pianto né strepitato. ho sussultato un paio di volte per i numerosi colpi di scena però alla fine non mi sento di volerlo rileggerlo. è stato un bel viaggio ora sarà che il tema del Nazismo mi è insofferenza oppure il finale prevedibile rimango interdetta. Sicuramente lo consiglio perché conoscere la storia è importante, tuttavia non è un libro che mi lascia molto e questo mi spiace perché mi ero approcciata con tanto entusiasmo.

 

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La storia dietro le Assaggiatrici nasconde un’annedoto molto carino che Rossella Postorino racconta nei ringraziamenti e ve la riporto perchè penso che valga la pena conoscerlo:

“A settembre del 2014 lessi su un giornale un trafiletto a proposito di Margot Wölk, l’ultima assaggiatrice di Hitler ancora in vita. Frau Wölk aveva sempre taciuto riguardo alle sue esperienze ma all’età di novantasei anni aveva deciso di renderla pubblica. Il desiderio di fare ricerche su di lei e la sua vicenda fu immediato. quando, qualche mese dopo, riuscii a trovare il suo indirizzo a Berlino, con l’intenzione di inviarle una lettera per chiederle un incontro, appresi che era morta da poco. Non avrei mai potuto parlarle, né raccontare la sua storia. Potevo però provare a scoprire perché mi avesse colpita tanto. Così ho scritto questo romanzo.”

 

 

 

 

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