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Doodle, Stevie e l’amicizia.

Doodle, Stevie e l’amicizia

Parte due di: “Anche i mostri vogliono la buonanotte”

Non era certamente preparato a quello che i suoi occhi registrarono. D’avanti a lui si ergeva un omuncolo ricoperto di pelo, molto simile ad un orso, anche se non aveva mai visto un orso più brutto di quello lì, con i denti asimmetrici, un orecchio mozzato e due palle di metallo viola che sembravano bruciare al buio di luce tenue e non aggressiva.

L’intruso spalancò gli occhi spaventato e per un secondo, calò un silenzio tombale sui due eroi. Stevie osservò le braccia sproporzionate e gli artigli appuntiti alla fine di esse eppure non riuscì ad averne paura. Sarà che quando hai visto la morte in faccia poche cose possono spaventarti.

Si fece coraggio e per il bene della sua famiglia che aveva il compito di proteggere, chiese educatamente. “Chi siete, messere?”

L’essere si guardò alle spalle incerto se Stevie si stesse rivolgendo a lui. sua madre gli aveva sempre detto che se qualcosa era più grande di lui allora doveva assolutamente rivolgergli un tono di rispetto e dargli del voi.

“Io? Ehm, io dono Doodle e… e vivo nell’armadio qui.” Rispose indicando l’armadio. Steve non si domandò dove andasse a finire tutte le mattine quando sua madre rovistava per cercargli qualcosa da mettergli. Invece preferì domandargli.

“Io sono Stevie King, molto piacere. Potrei chiedere chi vi ha fatto quelle terribili cicatrici?”

Il mostro rispose con un’altra domanda invece. Era come se entrambi si stessero soppesando per capire di che pasta fossero fatti. “Cosa sono quelle scatole lì?” esclamò Doodle indicando i contenitori arancioni sul comodino.

“Le medicine intendete? Sono per il mio cancro.”

“Il cancro? Come il tropico? Come fai a possedere un tropico?” Doodle aveva letto di questo cancro in uno dei libri di Steve che parlava di posti meravigliosi.

Stevie rise di cuore a questa esclamazione e fece cenno a Doodle di sedersi sul letto. Doodle non era avvezzo a trattare con gli umani e quindi imbarazzato si accomodò al limitare del materasso pronto a scappare nel caso Stevie avesse mostrato il minimo segno di paura umana.

“Il cancro, è come malattia. Sapete cosa sono le malattie?”

Doodle aveva sentito parlare di queste malattie, molti bambini ne avevano ma a lui non capitavano mai. Aveva visto un certo raffreddore però, quindi si affrettò a parlarne per non sembrare troppo sprovveduto.

“Sono quelle cose che ti fanno dormire tanto e ti fanno anche gocciolare il naso, per caso?”

“Sì, con l’eccezione che la mia mi fa stare sempre a letto. Però se mi impegno a prendere le medicine ci sono giorni dove posso addirittura uscire in giardino per qualche minuto. Se faccio il bravo magari un giorno potrò uscire a giocare con i miei amici.”

“Amici? Io non ne ho.”

“Ah nemmeno io. Però sono quasi sicuro che una volta guarito ne avrò tantissimi.”

Doodle sospirò e abbassò lo sguardo facendo così tanta pena a Steve che si sforzò di dire. “Potremmo essere amici sapete? Anche se gli amici condividono dei segreti per essere tali e non si danno certo del voi.”

“Il voi è quella cosa che ti fa parlare strano?”

Steve rise ancora e porse un mignolo a Doodle come segno delle sue buone intenzioni.

“Il mio segreto è che sono malato, ora devi dirmi un tuo segreto.”

Doodle pensò allungo a cosa avrebbe potuto dirgli e l’unica cosa che gli venne in mente fu anche l’unica cosa che Stevie gli aveva domandato. Non sapeva se fosse un segreto però era pronto a condividerlo.

“Ai bambini non piaccio, ogni volta mi sbattono fuori dal mio armadio solo perché sono diverso e ogni volta che4 questo succede, una cicatrice si forma sulla mia pelle e non va più via.”

“Quei bambini hanno avuto dei cattivi genitori, se lo chiedi a me. terribilmente maleducati.” Proferì Stevie indignato e stringendo una mano in un pugno per la rabbia. Doodle era suo amico e nessuno doveva fargli del male, anche se questo era successo prima che stipulassero il loro giuramento, anche se lui non poteva fare nulla per cambiare il passato, non accettava questi comportamenti ottusi. Forse perché quando subiamo un’ingiustizia tendiamo sempre a cercare di impedire che si ripetano agli altri. Così Stevie afferrò il mignolo estremamente lungo e ruvido di Doodle e promise che sarebbe stato suo amico. Un giuramento più forte della carta scritta, basato su qualcosa di intangibile ma tremendamente forte: la fiducia.

 

PARTE UNO: Doodle, Stevie e il mostro nell’armadio

 

(foto: @Papuzz)

(Storia: Lucia Paltera)

 

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