Miti e Leggende

La vera storia di Tristano e Isotta – In chiave moderna.

 

Vorrei un amore come Romeo e giulietta. Peccato che i due si conoscessero a malapena e siano morti dopo nemmeno tre giorni.

Colgo questa occasione per sfatare un altro di mito, quello di Tristano e Isotta. Il loro è stato un amore strano, che forse, è finito anche peggio di quello di Romeo e Giulietta.

C’era una volta…

Tristan & Isolde - by Marc FishmanTristano legittimo erede al trono di Bretagna e cresciuto con lo zio presso la corte della Cornovaglia. Non ben visto dalla nobiltà, che non lo riteneva il giusto successore di suo zio Marco di Cornovaglia, viene spodestato.

La Bretagna però è in un periodo difficile, il re d’Irlanda, Moroldo, vuole conquistarla e re Marco è un sovrano pacifico che non è disposto ad usare la violenza per difendere il suo regno. I baroni, coloro che dovrebbero sacrificarsi per il re, sono decisi a non muovere un dito per aiutarlo.

Allora Tristano si immola per il suo paese e combatte Moroldo vincendo lo scontro riportando una ferita molto profonda ed infetta a causa del veleno presente sulla spada del suo avversario.

(Scopriremo nel corso della storia che Tristano è una calamita per i veleni, cioè non è contento se non si piglia una bella avvelenatura.)

Dato per spacciato, viene messo su una zattera e spinto a largo, come da tradizione in modo che la sua anima possa morire in pace. Tristano viene salvato da una bellissima fanciulla, che si prende cura di lui e lo guarisce. La fanciulla dai lunghi capelli biondi è Isotta, la figlia del re. I due si innamorano o meglio, Isotta è completamente persa di Tristano ma questi, convinto che alla lunga gli irlandesi potessero riconoscerlo decide di tornare a casa in Cornovaglia e tanti saluti alla bella Isotta.

Incesti Incalzanti

Tristan and Isolde by SimonaBonafiniDA.deviantart.com on @DeviantArtIsotta viene a conoscenza della morte dello zio e pianifica la sua vendetta mentre Tristano torna a casa dove, ancora una volta, i baroni gli sono ostili e  pressano il sovrano Marco affinché si sposi e dia al regno un erede.

Marco accetta ad una condizione che la sua sposa sia la donna a cui appartiene il ricciolo di capelli arrivato a corte grazie ad una rondine. (Sorpresa o no) Isotta si rivela essere quella fanciulla e i baroni spingono questa unione perché favorirebbe la pace in tutto il regno.

Re Marco emana un editto reale dove promette la mano della principessa a chiunque riesca a sconfiggere il drago che da tempo infastidiva la città.

Tristano si offre ancora una volta volontario, riuscendo nella sua impresa. Ma come se fosse Dante in procinto di passare da un girone all’altro, sviene. Che nervi saldi.

 

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Uno dei pretendenti di Isotta taglia la testa al Drago e la porge al re fingendo di essere stato lui a uccidere la creatura. Il re Marco, non convinto decide di rimandare il verdetto, dando il tempo ad Isotta di cercare il vero uccisore del drago.

Tristano Avvelenato P.2.

Ella trova Tristano in fin di vita e ancora una volta, da brava crocerossina lo riporta nella terra dei vivi. Tuttavia, mentre lo sta lavando si accorge che sulla spalla del nostro eroe è presente una cicatrice identica al frammento di spada estratto dal cranio dello zio morto e quindi collega a Tristano la figura dell’assassino che aveva giurato di uccidere per vendicare la morte del suo re.

Tristano lingua lesta dovremmo chiamarlo, si rigira la frittata e dice a Isotta che è perdutamente innamorato di lei. Dopo aver chiarito che è lui l’uccisore del drago, confessa di fare le veci del Re Marco e che quindi la principessa è a lui che dovrebbe andare in sposa. (Immaginate la faccia di Isotta, io lo avrei ucciso.)

La vera ragione per cui Tristano si innamora di Isotta.

La regina madre allora crea due filtri d’amore così da consentire ad Isotta di innamorarsi del sovrano molto più vecchio di lei. Problema è che il vino nel quale è nascosto il filtro, viene bevuto dai due giovani che finiscono col cadere vittime del filtro magico e consumano un matrimonio mai avvenuto durante il viaggio in Cornovaglia.

L’ancella di Isotta si offre di sostituire Isotta nella prima notte di nozze col re in modo da simulare la deflorazione permettendo ai due amanti di continuare ad incontrarsi in segreto molte volte. Purtroppo però nessun idillio è per sempre. Quando Tristano e Isotta vengono scoperti, vengono condannati al rogo.

 (Questa cosa mi ha fatto morire dal ridere) Tristano, offeso per la vergognosa fine che gli avevano preparato i baroni, decide di buttarsi da una cappella ma (chissà come, chissà quando, chissà perché) non muore e riesce a sfuggire. (Si sarà dimenticato niente?)

Isotta, la povera Isotta, viene “salvata” da dei lebbrosi i quali convincono il re che farla morire bruciata non è una morte brutta abbastanza, propone al sovrano di dargli Isotta così da portarsela via con sé. Insomma si prende una regina ‘a gratis’.

Tristano intanto, ricordatosi di aver mollato la sua amata (ma non tanto) da sola nelle grinfie del re, riesce a salvarla e a scappare nella foresta dove vivranno per un po’ come dei selvaggi. Poi arriva un passante, proprio a caso e li riconosce. Torna dal re e lo conduce nella foresta per smascherare i due amanti, tuttavia quello che vede il re sono due ragazzi sdraiati sull’erba con la spada di Tristano in mezzo a loro. Prendendolo come un simbolo di castità (Sapessi Re Marco cosa hanno combinato quei due) decide di perdonarli.

Il re si lascia dietro degli oggetti per segnare la sua visita e al risveglio quando Tristano li riconosce, decide di riportare Isotta alla sua condizione di principessa, manco stesse ritornando un oggetto difettoso. Il re è disposto ad accoglierla, ma ovviamente i baroni iniziano a fare storie e si inventano questa cosa del far giurare ad Isotta di non aver mai tradito il re. Come se mentire la potesse far bruciare nelle fiamme.

Isotta riesce a giurare il falso senza giurare il falso e il re la riprende mentre Tristano fa ciao ciao con la manina e la abbandona (di nuovo).

Bianche Mani si sporcano.

George Alfred Williams (1875-1932), Tristan & Isolde (Acte III) - 1909Diventato amico di Caerdino, il figlio del duca Oele, questo gli offre in sposa sua sorella che (complimenti all’autore per la fantasia) si chiama Isotta dalle Bianche Mani. Tristano, da buon cristiano che è, accetta per non offendere l’amico ma non consumerà mai il matrimonio (secondo me solo per il filtro d’amore che aveva preso tempo addietro).

La povera Bianche Mani insoddisfatta (in tutti i sensi possibili) si lamenta col fratello dell’impotenza di Tristano. Purtroppo, quest’ultimo confida all’amico che è innamorato di un’altra quindi la povera Mani Bianche rimane un po’ come la zita di Ceglie, se conoscete la leggenda.

Tristano allora decide di andare in Cornovaglia da Isotta la Bionda, tuttavia (Surprise! Surprise!) viene colpito da una freccia avvelenata durante un’imboscata e chiede a Caerdino di andare a chiamare Isotta.

(Mi domando come questo uomo non sia diventato immune dopo tutti gli avvelenamenti che ha rincontrato nella sua breve vita, ma pazienza).

Dice all’amico: <<Se riporti indietro Isotta, issa una vela bianca altrimenti nera, così io saprò che lei non si è presentata.>>

Quello che non aveva messo in conto il giovanotto era che il veleno gli offusca la vista e diventando miope come una talpa, non riesce a scorgere il colore della vela. Chiede alla povera Mani Bianche che incazzata come ‘na iena gli dice che la vela e nera e no, di Isotta manco l’ombra.

Maurice Lalau ~ The Romance of Tristram and Iseult

Quando Isotta – la versione di marca – raggiunge l’amato, Tristano è andato; morto di delusione. Allora Isotta (perché qua non ci facciamo mancare nulla), si accascia accanto all’amato (ma solo grazie al filtro, non ce ne dimentichiamo) e muore pure lei. Per magia o forse è solo sfigata e si è avvelenata toccando Tristano.

E niente mi aveva scocciata la storia originale quindi ecco cosa mi sono inventata.

Buona lettura.

 

 

 

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