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[Fanfiction] The Lonely Flower – Capitolo 10 – Harry Styles

THE LONELY FLOWER

Stavo nervosamente girando la cannuccia nel bicchiere quando Nick fece il giro del tavolo e si accomodò proprio di fianco a me.

Ed, che era alla mia sinistra, si irrigidì di colpo e lanciò un occhiata truce all’amico. Era un avvertimento e potevo anche intuirne la natura. Quegli occhi sgranati e il capo leggermente posto di lato volevano dire ”Attento amico o qualcuno potrebbe fartela pagare”.

Mi sistemai sulla sedia cercando di non far notare a nessuno che stavo avanzando verso la parte opposta da dove si trovava Nick. Volevo stargli lontana. Le sue maniere poco gentili mi avevano fatto veramente arrabbiare, specialmente perché non aveva alcun motivo di detestarmi tanto.

”Non c’è bisogno di battere in ritirata” proruppe lui. Lo sentivo che mi stava squadrando come se fossi uno stupido pezzo da mobilio per decidere se valeva la pena continuare a parlarmi oppure andarsene.

La cosa mi irritava. Non si decideva la personalità di una persona nè dal modo in cui si vestiva, nè dal modo in cui gli altri pensavano lei fosse. Per poter dire di qualcuno bisognava conoscerlo, almeno parlarci una volta.

E anche se a te non piaceva, non avevi alcun diritto di trattarlo come un esperimento mal riuscito.

Era esattamente quello che Nick stava facendo a me, mi stava soppesando e non mi aveva nemmeno mai sentito parlare.

Lo ignorai e continuai a pensare alla scena appena passata. Harry. Dio cosa gli stava dicendo Max?

Okay, in teoria avrei dovuto temere molto più le parole di Harry, ma conoscendolo, conoscendo la brava persona che albergava nel suo cuore, si sarebbe comportato bene. Lo avrebbe fatto non perché gli stesse simpatico il mio ragazzo, bensì per me. Avrebbe ingoiato qualsiasi cosa Max gli avrebbe vomitato contro e non si sarebbe nemmeno potuto difendere. Non senza mettermi nei casini.

E potevo metterci la mano sul fuoco, potevo giocarmi tutto quello che avevo, Harry non avrebbe mai rischiato.

Quindi ero in pensiero per le parole dure di Max. Era fuori di sé, non aveva nemmeno voluto ascoltare le mie ragioni, o forse io non avevo avuto ragioni da sottoporgli visto che tutto quello che ronzava nella mia testa erano i momenti passati con Harry. Le braccia di Harry che si cingevano contro il mio corpo per sollevarmi e portarmi in camera. Mi aveva rimboccato le coperte, mi aveva…mi aveva accarezzato i capelli?

Era stato un sogno molto probabilmente però il pensiero di Harry in bilico sulle punte dei piedi, accucciato accanto al mio letto che si prende cura di me mi scatenò un sorriso sul volto e la pesantezza di quella quasi litigata con Max svanì.

Harry gli avrebbe tenuto testa, era molto più forte di quello che riuscivo a pensare. Harry si sarebbe difeso.

Poi se Max avesse detto qualcosa di troppo, allora mi sarei arrabbiata io con lui. Non importava quanto potesse essere fuori di sé, era con me che doveva prendersela, Harry era solo un amico e alla fine dei conti, non stavamo facendo nulla di male. Mi stavo solo divertendo e quella di non chiamarlo era stata un innocente dimenticanza, non era morto nessuno nel frattempo.

Io stavo bene, più che bene prima che telefonasse.

Scossi il capo per quel pensiero. Cosa mi succedeva. Max aveva pienamente ragione, non era da me dimenticarmi di lui, non era da me pensare che avessi ragione quando era ovvio, avevo torto marcio. Doveva essere quel sorso che avevo bevuto da drink di Harry che mi faceva essere più stupida e non mi permetteva di ragionare.

Avevo anche avuto un giramento di testa, un quasi attacco di panico. Si decisamente. L’alcool non mi faceva per niente bene.

”Dov’è Hazza?” mi domandò Nick cercando di attirare la mia attenzione.

Volevo davvero evitare di rispondergli però non volevo perdermi l’opportunità di distrarmi da pensieri infelici.

Lo guardai negli occhi, quei suoi capelli neri erano davvero acconciati in maniera improbabile tanto che mi sorpresi a guardarli e lui dovette schioccarmi le dita d’avanti agli occhi per farmi tornare con i piedi per terra.

”Ti ho fatto una domanda. Cos’è non ci senti?” sentii i miei denti stridere rumorosamente mentre cercavo di non esplodere.

”è fuori, sta parlando con il mio ragazzo” perché? Perché avevo detto la verità? Signore. Non riuscivo proprio a stare zitta? Niente più drink per me, MAI.

La faccia di Nick mi fece pentire ancora di più di avergli concesso l’altra parte della frase. Sembrava divertito e allo stesso tempo sorpreso. Bevve un sorso del suo drink rosa e poi si perse a guardare le persone che si strusciavano e ballavano. In realtà non le stava davvero osservando, stava scrutando la folla con poco interesse, come se non erano loro quello che avrebbe voluto vedere.

”Hai il ragazzo?” era dispiacere quello che si percepiva nell’aria? Mi costrinsi a non sollevare un sopracciglio e guardai Ed. stava stravaccato contro lo schienale, gli occhi chiusi e seguiva la musica che veniva dall’altra parte del Bar. Sembrava felice. Almeno uno quella sera si stava divertendo e non aveva drammi personali a cui pensare.

”Non pensavo che Harry ci provasse con le ragazze impegnate” la testa scattò come una molla e la mia risposta fu veramente troppo svelta e velenosa.

”Harry non ci prova proprio con nessuno” era come se avessi detto che non ero il tipo da cedere al fascino di Harry. In una sola frase avevo negato ogni singola possibilità per Harry di riuscire anche solo a sfiorare le mie attenzioni quando invece non era vero.

L’effetto che aveva su di me non dipendeva dal liquore che avevo in circolo, era una cosa sempre presente. Lo sapevo io come lo sapeva lui. Con una differenza, io tentavo di non lasciarmi trasportare troppo, lui invece tentava sempre di trascinarmi a forza verso di lui senza renderlo troppo palese. Mi accarezzava, mi sfiorava con le sue labbra, aveva sempre bisogno di toccarmi e di sentire che gli rivolgevo attenzioni.

Io potevo vivere senza averlo vicino l’avevo fatto per qualche mese e mi ero pure trovata un ragazzo.

Quella però non era stata una vita che valeva la pena di essere vissuta, affogare i propri dispiaceri nella musica e affidare le proprie lacrime ad un pezzo di stoffa non era vita.

Harry mi era mancato, Harry mi mancava sempre anche prima di incontrarlo. Harry era quella parte che doveva sempre essere con me, infatti anche in quel momento sentivo la sua assenza al mio fianco e il buco nello stomaco aumentava. Nervosamente cercavo la sua figura per la stanza, lo volevo. Volevo che fosse lì e mi rassicurasse. Mi sarei anche accontentata che mi chiamasse stronza per tutta la serata, avrei accettato anche di farmi monopolizzare pur di sentire la sua gamba sfiorare il mio ginocchio per segnalarmi la sua presenza.

Ma Harry non era lì, era dall’altra parte. La parte dove avrei dovuto essere io. E non parlavo solo di luogo nel quale entrambi ci trovavamo. Parlavo di vita. Parlavo di noi.

Eravamo su sponde diverse dello stesso fiume e stavamo correndo. Correvamo così forte perché alla ricerca di un ponte, di una trave di una barca. Di qualcosa che potesse collegare quelle due vie parallele che non avevano ancora intenzione di incontrarsi.

Che discorsi poco coerenti che stavo facendo.

Harry e i sentieri che non si incontravano mai. Davvero un brutto scherzo mi stava giocando la mia testa, stavo pensando a me e ad Harry come una possibile coppia. Risi a quel pensiero e Nick se ne accorse.

”Stai ridendo da sola?” mi chiese girandosi appena.

”Si” ammisi portandomi i capelli dietro le orecchie ”Credo sia per quel sorso non autorizzato ma alla fine sono ad una festa poi aggiungi anche il fatto che sono una delle persone più strane di questo mondo e ottieni la combinazione perfetta”

Nick mi stava sorridendo e allo stesso tempo roteava gli occhi perché non aveva sicuramente compreso il mio discorso. Io nemmeno quindi come ti pare amico, siamo nella stessa barca.

”Mettiamoci anche il fatto che questa combinazione,” e mi indicai cercando di non inciampare nelle parole sbagliate. Prima parlare con Max era stato un sollievo, l’italiano mi risultava sempre più semplice. Buffo perché quando ero a casa non smettevo mai di parlare l’inglese e adesso ad ogni occasione, cercavo di parlare la mia lingua natale. Ma non è forse questo il gioco preferito di noi esseri umani? Desiderare quello che non possiamo avere, desiderare chi non possiamo avere. Dio l’aveva capito, ecco perché ci sono due comandamenti:

uno ”non rubare” per le cose e uno per le persone ”Non desiderare la donna d’altri”.

Cosa stavo facendo? Ah si, stavo parlando con Nick e gli stavo ricordando quanto maleducato era stato.

”Non dovrebbe nemmeno parlare con te…” finii. Con un movimento della mano fu come se mi concesse che avevo ragione e aggiunse.

”Sei divertente, te lo concedo. Mi sono sbagliato” feci spallucce e nascosi come meglio potei il sorriso di vittoria che avevo sul viso. Riuscivo quasi a percepire le scintille di gloria fuoriuscire dai miei occhi.

”Non ha mai permesso a nessuna ragazza di uscire con noi” stava dicendo Nick e per un secondo non capii se stesse parlando con me oppure era solo un pensiero che stava formulando ad alta voce. Nel secondo caso avrei fatto finta di nulla, certe cose erano personali e nessuno meritava di sentirli, nemmeno per sbaglio. Nel primo caso, se stava parlando di Harry, io ero solo una sua amica, non c’era nulla di strano nello scarrozzarmi in giro.

”Io ed Harry siamo solo amici” mi uscì come una constatazione parecchio pesante dato che la dissi mentre espiravo tutta l’aria che avevo in corpo, come se stessi sbuffando.

” Non cambia nulla, Harry non porta le ragazze alle uscite con gli amici” aveva la fonte abbastanza alta ma tutto sommato era un bel ragazzo quel Nick. Forse non proprio scontroso come avevo pensato.

”Ci ha praticamente costretti ad accettare la tua presenza. Pensavo fossi la solita ragazza che gli urlava dietro e lo comandava a bacchetta. La solita che vuole solo l’Harry che..”

”Che tutte vogliono. L’Harry che spezza i cuori, l’Harry che in realtà non esiste?” abbassai lo sguardo e mi persi nel movimento dei pochi frammenti di ghiaccio ancora visibili.

”io non voglio nessun Harry prestampato. Voglio l’Harry che gli fa paura. Quello che è terrorizzato perché ha paura di non piacere alla gente. Quello che tiene ben nascosto. Lo voglio così tanto che mi sento persino in colpa nel desiderarlo” sgranai gli occhi e mi portai le mani alle labbra. Cavolo che blateravo? Nick sollevò l’angolo destro della sua bocca e dondolò il capo troppo divertito da quella mia affermazione così mi affrettai a riparare.

”Io…io intendevo che voglio solo essergli amica, amica del vero Harry”

”Tranquilla, qui nessuno pensa niente del genere. Poi tu hai pure il ragazzo quindi..” era chiaro come il sole che non mi credeva. Lo leggevo nel modo in cui continuava a ridere sotto i baffi e nel modo in cui mi mandava dei piccoli colpetti con la spalla.

”Lo fai ridere” disse Nick guardando d’avanti a sé.

”Beh, è lui che fa ridere me, a dirla tutta” stava fissando con gli occhi tristi qualcosa e quando compresi cosa il mio cuore saltò un battito. Per un secondo pensai di perdermi nell’osservai la figura di Harry ma gli occhi di Nick mi stavano lentamente spezzando il cuore e il peggio ancora doveva arrivare.

”Non era così felice  da tanto tempo. Non lo vedevo ridere così di gusto da praticamente una vita” malinconia, perdita, delusione, amarezza. I suoi occhi erano una tempesta di emozioni, emozioni che conoscevo bene, emozioni che si provavano solo in rare occasioni. Sensazioni che non erano riservate al proprio migliore amico. Il tipo di predisposizione che si ha per la persona che si vuole.

Nick guardava Harry nel modo in cui Max guardava me. Ci pensai su.

No, nemmeno Max mi guardava così, nel modo in cui Harry guardava me. Max mi possedeva, ero la sua ragazza perché avrebbe dovuto guardarmi con disperazione e necessità. Max non provava nessun bisogno di me, non nel modo in cui lo percepiva Harry, era per questo che avevo un istinto così materno verso il mio piccolo CupCake.

Lui mi guardava con gli occhi pieni di protezione, sempre alla ricerca di pericoli, sempre pronti a posarsi su di me. Sempre concentrati a carpire ogni mio malessere, ogni mia debolezza.

Allungai una mano per sfiorare Nick ma lui si stava già alzando.

”Non farlo soffrire. Trattalo come io avrei fatto. Trattalo bene e ti regalerà anche il suo cuore” quello che non aveva voluto da a nessuno dicevano in silenzio i suoi occhi.

Non potei dire altro. Sorridevo come un imbecille e lo guardavo allontanarsi. Il mio cuore pesante come una roccia per quella dichiarazione implicita. Oh Nick.

Che cosa terribile doveva essere vivere in funzione di chi non potrà mai ricambiare i tuoi sentimenti?

Quasi rischiai di piangere quando lo vidi evitare i miei occhi. Nick era stato sgarbato con me, però ne aveva avuto tutte le ragioni. Eppure si era sforzato, aveva tentato il massimo per cercare di compiacere Harry, per cercare di farlo felice. L’amore allora era anche questo? Fare scelte che non ci rendono felici solo per vedere sorridere qualcun altro?

Io l’avrei mai fatto per Max? Certo. Adoravo vederlo sorridere, adoravo sentirlo ridere tra i miei capelli. Adoravo tutto di lui ecco perché stavamo insieme. Ecco perché tra me ed Harry non poteva esserci niente. Io avevo Max, lui se ne sarebbe fatto una ragione.

Ed io?

Non potei trovare una risposta perché il ragazzo dai capelli ricci era proprio di fronte a me e aveva negli occhi, una sfumatura così triste che per la seconda volta quella serata, sentii il tonfo del mio cuore forte come un sasso che viene lanciato in acqua a tutta forza.

”Harry..” tentai ma lui mi zittì.

”Vieni a ballare con me?” voleva essere una richiesta, tuttavia il modo in cui la pronunciò era vicina ad una richiesta disperata, quasi un imposizione. Senza potermi fermare le mie gambe si sporsero fuori dal divanetto e mi ritrovai in piedi che seguivo Harry.

Infilavo un passo dietro l’altro concentrata per non cadere di faccia sul pavimento, la verità era che non avevo mai ballato con nessuno e non sapevo che fare.

Non era uno di quei luoghi dove c’era la band che si esibiva dal vivo però il DJ sembrava parecchio in gamba. La musica adesso quasi assordante mi stava entrando dentro e sentivo la tristezza, la preoccupazione e il dolore scivolare via.

”Adesso” stava dicendo il ragazzo che sedeva dietro le apparecchiature.

”Visto che si è unito a noi Harry, un mio caro amico.”

Sentii Harry imprecare mentre mi afferrava per il polso e mi tirava più vicino a se scuotendo il capo in direzione del suo amico.

Risi un po’. Harry stava cercando di dirgli che non voleva nessuna attenzione particolare ma ovviamente, quel ragazzo doveva vantarsi di conoscere un membro di una famosa boyband, non ne poteva fare a meno. Chissà se Harry se ne accorgeva quando gli altri lo usavano. Chissà se lo faceva passare di proposito, oppure semplicemente non ci faceva caso.

Io credevo nella prima, non ci badava pur di tenersi stretto l’idea di possedere amici, anche se quelli amici non erano.

”Vorrei mettere per lui la mia canzone preferita dell’album Take me Home.” era una canzone che conoscevo bene. Io stessa l’aveva cantata a squarcia gola quel giorno al concerto.

”Ignoralo” mi disse Harry mentre si voltava a guardarmi.

”Harry…” iniziai ancora una volta e lui mi tirò a sé con così tanta violenza che non riuscii nemmeno a respirare per un po’.

Il suo viso era sprofondato nel mio collo, le sue labbra stavano tremando, le sue braccia erano incrociate dietro la mia schiena e mi tenevano così vicina che non potevo muovermi.

Era un abbraccio disperato, come se gli fossi mancata così terribilmente che aveva smesso di vivere. Ricambiai il gesto proprio quando le prime parole, quelle di Liam, davano a Last First Kiss forma e colore.

”Harry” lo chiamai per l’ennesima volta ma non ne volle sapere di sollevare il capo ed io iniziavo a preoccuparmi.

”Dovremmo almeno fingere di ballare. Ci stanno fissando tutti” precisai e lui rise. Rise tra i miei capelli, rise sulla mia pelle ed io rabbrividii.

”Hai un buon profumo” mi disse iniziando ad ondeggiare distrattamente. Nemmeno sapevo di possederne uno e quindi non sapevo cosa rispondergli, mi limitai solo ad accarezzargli i capelli, volevo calmarlo sembrava sconvolto.

Cosa gli avevo detto Max. Cosa gli aveva raccontato per turbarlo così tanto.

Non riusciva nemmeno ad allontanarsi da me per guardarmi.

La sua mano finalmente scivolò via dalla mia schiena e raggiunse una ciocca dei miei capelli. Si allontanò appena da me e indicando quello che teneva tra le dita disse ”Niente più capelli lisci per te promesso?”

Era un modo bislacco per distrarsi. I miei capelli poi. Prima il mio profumo poi i miei capelli. Volevo ridere, volevo seriamente ridere ma la situazione era abbastanza seria e prima volevo sapere cosa aveva Harry.

Tuttavia mi ritrovai a chiedergli ”Perché?”

Che bel modo di preoccuparsi di Harry vero? Non l’avevo fatto per egoismo, c’era qualcosa nei suoi occhi che mi chiedeva di non andare in profondità. Quando sarebbe stato pronto, lui stesso sarebbe venuto da me e mi avrebbe parlato. Avrebbe sputato fuori tutto il dolore che sentiva e io l’avrei curato come meglio potevo. Con tutto quello che avevo.

”Non mi piacciono. Ti fanno sembrare…diversa” mi sollevai sulle punte e lui con un braccio mi tirò su. In un secondo avevo smesso di toccare terra. Ammesso che con Harry avessi mai avuto i piedi per terra.

”Canta per me” domandai ad Harry mentre lui mi faceva volteggiare, le gambe ancora vacillavano per aria.

Non obbiettò, non rise ne si rifiutò semplicemente quando arrivò la sua parte iniziò ad intonare le prime note. All’inizio molto in silenzio, poi quasi urlandole. ”You’re last first kiss” gli uscì come un grido al mondo, come se stesse urlando perché tutti sentissero.

Un urlo per me da sentire. Un urlo che io ignorai scomparendo nella sua camicia.

Girl, what would you do

Would you want to stay?

If I were to say” vibrarono forti nel suo petto mentre le sue mani mi sollevavano ed io fui costretta ad incrociare le mie gambe dietro la sua schiena. Mi sentivo tanto piccola in quel momento. Harry non stava semplicemente cantando. Harry stava cantando QUELLA canzone per me. La stava cantando a me.

Si chinò vicino al mio orecchio e sussurrò lasciandosi andare ‘‘Want to be the first..” lasciò morire la frase. Come se non servisse altro, come se reclamarmi fosse facile usando una sola frase.

Mi sentivo bene, mi sentivo felice. Il mondo girava ad Harry era lì che mi teneva con sé e mi accarezzava. Era lì che cantava per me e volevo vedere il suo viso. Quando mi allontanai per scrutarlo aveva le stesse espressioni che usava quando cantava sul palco solo gli occhi erano chiusi.

‘I’m afraid

You’ll run away

If I tell you

What I’ve wanted to tell you..” aprì gli occhi se si accorse che lo stavo guardando. Con le dita percorsi il contorno delle sue labbra, le labbra che mi avevano sfiorato il collo, la guancia, le mani.

Sentivo ogni parola avere un significato nascosto e pesare così tanto. Pesavano come quello che Harry provava per me. Pesavano troppo.

Your last...” iniziò Harry ed io finii ‘‘ first kiss’

Tornò a sorridere. Mi mise giù e permise a se stesso un sorriso che sembrò illuminare quel luogo buio. Un compromesso, un compromesso come l’ultima frase di quella canzone che lui aveva iniziato ed io avevo finito.

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