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[Storia] La cenere dei nostri peccati – Capitolo Sei

La cenere dei nostri peccati

– Capitolo Sei –

Mi tirò su di sé aspettandosi che facessi qualcosa che sinceramente ignoravo. Si mise a sedere ed io mi tenni alle sue spalle per non cadere all’indietro. Sentii il suo respiro sfiorarmi il viso e le sue mani sistemarmi i capelli scappati all’elastico finché non capii cosa volesse facessi. Lo sentii ardere dentro di me in risposta al suo bisogno. Gli sfilai i pantaloni e rimasi per qualche minuto a contatto con la leggera stoffa dei suoi boxer che strofinavano contro i miei. Iniziò a sbottonarmi la camicia prendendo il mio gesto come una concessione , si chinò a baciare la pelle del mio petto e quando arrivò al seno la necessità fu intollerabile anche per me.

”tu…” iniziò prendendomi alla sprovvista ” tu mi farai impazzire ne sono convinto. Sarai l’unica” disse stendendomi sotto di sé e strappandomi definitivamente la camicia di dosso ” sarai l’unica umana che riuscirà a far perdere la testa ad un vampiro” lo guardai appena cosciente di quello che stava succedendo, riuscii però a coglierne il senso generale.

”nessuna, in tutti i miei mille anni è mai riuscita a farmi sentire fragile come ci riesci tu. Potresti distruggermi se solo lo volessi.” lo baciai trattenendo le lacrime di gioia che mi procuravano quelle parole e infine scivolò dentro di me facendomi gemere. Facemmo l’amore e lui si addormentò con un braccio stretto alla mia vita il capo sul mio petto mentre io gli cingevo il collo con le mie.

Non detti molto pesò alle sue parole era solo un momento di debolezza e si sa che in quei momenti si dicono cose che non sempre si pensano perciò lasciai correre.

Svegliata per l’ennesima da quel maledetto rumore questa volta non mi sentii spaventata e lui aprì gli occhi solo per rassicurarmi ” sono le persiane. Si chiudono per proteggermi dal sole e si aprono quando cala. Sta tranquilla nessuno oserà ad avvicinarsi a te” detto questo prese a fare dei cerchi sul mio corpo poi qualcosa lo fece irrigidire e smise.

”Hai un altro uomo?” mi chiese indignato anche solo dall’idea.

”cosa?” esclamai quasi divertita da quell’affermazione e lui pensò che non avessi davvero capito la domanda così la ripeté.

”Ti ho chiesto se ami un altro uomo” risi e lo guardai alzando gli occhi al cielo.

”Rispondimi Nina” si mise a sedere distante da me ” se è così dimmelo adesso e farò in modo che tu lo dimentichi”

” è ridicola questa tua paura Tristan.” dissi non rispondendo volontariamente alla domanda non che mi divertissi a torturarlo però faceva sempre piacere essere desiderate al punto che si pensa di eliminare l’oggetto del desiderio che ti distrae dall’amare la persona che prova quasi un ossessione per te.

Mi tirai su andando verso il bagno lui mi afferrò il braccio costringendomi a guardarlo.

”Nina. Se c’è, voglio sapere chi è che ti fa battere il cuore più forte di quanto riesca io” arrossii a quell’affermazione ripensando al tempo in cui mi aveva detto che avevo un cuore rumoroso. Presi quella pretesa non come quella di un innamorato che temeva di non essere ricambiato ma bensì di un bimbo che si sente portato via un giocattolo senza poter fare nulla. Volli accontentarlo e scostate le coperte mi sedetti in braccio a lui a cavalcioni.

”guardami” gli chiesi sollevandogli il mento. ”cosa vedi?” non mi rispose come guardingo desideroso di risposte concrete. Gli presi la mano e la posai sul mio cuore ”che senti?” abbassò lo guardo perplesso poi mi rispose ”il tuo cuore che batte.”

”non li senti i due battiti a l’unisono?” domandai aderendo il petto al suo ” li senti come vanno veloci i nostri cuori?”

”Nina ma io non l’ho più un cuore che batte” disse rammaricato così io gli spiegai il significato dietro la mia affermazione era ovvio che non l’avesse capita ” il mio batte anche e solo per te” detto questo dopo un attimo di smarrimento mi afferrò il capo e mi baciò senza darmi nemmeno il tempo di rendermene conto.

Lavati e vestiti entrambi lui mi lasciò in casa con la promessa di tornare prima che poteva, a nulla servì chiedergli dove stesse andando non mi rispose e di dileguò. Questa volta però trovai qualcosa da fare come mettermi a leggere e al suo ritorno riuscii ad aspettarlo in piedi. Mi diede un dolce bacio sul capo si svestì e mi chiese di accarezzargli i capelli per aiutarlo a conciliargli il sonno poiché aveva avuto una terribile nottata.

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