Storie

[Fanfiction] The Lonely Flower – Capitolo 11 – Harry Styles

THE LONELY FLOWER

Avevamo salutato Ed e Nick e adesso ci stavamo dirigendo verso la macchina. Faceva parecchio freddo. Le estati inglesi non sembravano essere minimamente paragonabili a quelle italiane.

Nel mio paese le sere estive, a malapena riuscivi a tenere la biancheria addosso. Ti rotolavi nel letto alla ricerca di una parte del materasso che fosse fresca e ti regalasse un po’ di piacere.

Qui invece l’aria ti penetrava nelle ossa e non c’era nulla che tu potessi fare, oltre che stringerti nel cappotto e seguire il ragazzo alto dai capelli ricci che si stava facendo strada nel parcheggio.

Prima di uscire da quel locale, aveva bevuto altri due drink e adesso barcollava leggermente.

Anche io mi sentivo strana. Quel sorso mi aveva davvero scombussolata e la testa sembrava girare per conto suo.

Harry aveva preferito starsene zitto per i fatti suoi. Non aveva detto assolutamente niente per tutto il resto della serata. Si era solo limitato a tenermi la mano e a giocare con i miei capelli. Nick non aveva protestato. A malapena ci aveva degnati di un solo sguardo.

Non ne avevo fatto una questione personale, lo sguardo triste che cercava di nascondere era già abbastanza da dover sopportare.

Sentivo nello stomaco la voglia di poter alleviare il suo dolore, poterlo eliminare e farlo essere in pace con se stesso. Una persona capace di sacrificare la propria felicità per quella di qualcun altro si merita tutto quello che di buono la vita poteva dargli.

Lo stesso valeva per Harry. Il suo estraniarsi dalla realtà e rifugiarsi in un mondo che non potevo raggiungere, mi stavano lentamente uccidendo. Erano peggio dei coltelli che sentivo conficcarsi nella mia testa. Peggio del dolore al basso ventre.

Entrai in macchina e mi accucciai contro lo sportello chiudendo gli occhi mentre Harry faceva partire la macchina.

Un peso terribile mi stava prendendo. Il senso di colpa per qualcosa che avevo forse fatto. Senso di colpa per non aver chiamato Max, per Harry, che non riuscivo a tirar fuori dal suo guscio, per Nick che pensava gli avessi rubato l’amore della sua vita proprio da sotto il naso.

Il silenzio era ancora qualcosa che detestavo. Sentirsi circondati dal nulla, da nessuno.

Nessuna possibilità di salvarsi, nessuna possibilità di salvarlo.

Avrei solo voluto trovare qualcosa da dire, invece mi ritrovai a sbirciare le sue azioni come una ladra, bisognosa di accertarsi che fosse lì presente. Che quel terribile vuoto era solo verbale.

Perché avrei potuto sopportare un cosa del genere se lui era accanto a me. Il solo pensare che allungando una mano avrei potuto toccarlo mi alleviava leggermente il dolore.

Una magra consolazione in tempi di crisi.

Harry stava picchiettando le dita contro il volante, la testa appoggiata alla mano, gli occhi fissi sulla strada. Provai anche io a concentrarmi sul panorama che si apriva d’avanti a me ma non lo trovavo interessante.

Volevo parlare con Harry e chiedergli se stava bene. Gli avevo promesso che glielo avrei chiesto non appena ci fossimo visti e ancora non l’avevo fatto. Chissà se Nick aveva ragione, chissà se era veramente felice. Chissà se io lo rendevo felice.

Magari gli rendevo solo la vita difficile. Magari ero inutile. Inutile ed insignificante. Non riuscivo nemmeno a ricordarmi di chiamare il mio ragazzo.

Il telefono prese a vibrarmi nella tasca ed io lo tirai fuori per controllare chi fosse.

Erano le tre del mattino e Max probabilmente era andato a dormire da un pezzo.

Invece no, perché era proprio suo il nome che stavo leggendo sul display.

Per mandarmi un messaggio a quell’ora poteva solo significare una cosa. Era rimasto sveglio per pensare a me. Un sorriso nacque sulle mie labbra e mi affrettai a leggere quello che poteva essere una nota positiva in quella serata che mi sembrava una macchia nera e profonda.

Sicuramente si era sentito in colpa per avermi detto quelle cose al telefono e voleva scusarsi. Voleva rassicurarmi che fosse tutto okay. Dirmi che non dovevo preoccuparmi perché lui sapeva come diventavo quando avevo troppi pensieri per la testa. Sapeva che non reggevo troppo stress e in quel momento mi sentivo satura. Sarebbe bastato un altro colpo e sarei andata giù.

Max mi voleva bene, lui mi avrebbe aiutato. Era apprensivo, era protettivo ma lo faceva perché ci teneva. Non voleva che prendessi la strada sbagliata poi se volevo essere sincera con me stessa, avevo sbagliato di grosso. Anche se involontariamente, l’avevo trascurato e questo non andava bene, lo sapevo benissimo.

Portai il cellulare più vicino ed iniziai a leggere.

Una frase, una semplice frase che mi fece sussultare.

”Sei lì da un solo giorno e già stai cambiando, mi stai deludendo profondamente. Stai attenta che le favole finiscono e dopo che avrà giocato con te, nessuno ti vorrà. Ti sta rovinando e tu glielo stai lasciando fare”

Il telefono mi cadde dalle mani e sentii qualcosa rompersi. I pezzi di quella me che ero appena riuscita a tenere insieme si stavano sparpagliando in quella macchina ad una velocità impressionante. Io però restavo lì, ferma a guardare tutto tremare. Incapace di assorbire quel colpo.

Racimolai tutta la forza che avevo e mi accasciai contro il finestrino serrando gli occhi. Non potevo crollare, Max era solo arrabbiato non diceva sul serio.

Allora perché sentivo le sue parole che si imprimevano dentro la mia testa come se qualcuno le stesse marchiando a fuoco. Perché l’aria di colpo era diventata irrespirabile e le lacrime mi stavano rigando il viso.

Stavo stringendo i denti, stavo tentando di mantenere quel poco di dignità che ancora mi restava infilando le unghie nella carne per calmarmi, tuttavia non servì. Nulla poteva fermare il fiume di emozioni che mi stava attraversando.

Non avevo la forza di chiamare Harry, non riuscivo nemmeno a guardarlo. Quello che Max mi aveva detto era davvero terribile. E la cosa peggiore era che mi sentivo in colpa per Harry, quel ragazzo che non avrebbe mai potuto rovinare nemmeno un fiore. Tutti pensavano che fosse una persona superficiale, tutti lo giudicavano e nessuno poteva davvero farlo. Non ne avevano il diritto, nemmeno Max poteva permetterselo arrabbiato o meno.

Ti sta rovinando. Era quella la frase che più mi faceva male. Più male di un Harry che non si stava accorgendo di niente. Continuava a guidare assorto nei suoi pensieri non stava badando al mio crollo emotivo e ne fui abbastanza felice. Cosa gli avrei detto? Il messaggio di Max poteva ferirlo ed io non potevo lasciare che delle parole dette in un momento di rabbia potessero rendere infelice Harry. Aveva già tanto di cui preoccuparsi.

Mi portai la manica della felpa alla bocca e la morsi per evitare di singhiozzare. Perché doveva andare sempre tutto a puttane a fine giornata? Succedeva da sempre. Quando ero felice succedeva qualcosa e smettevo di esserlo. Non riuscivo mai a mantenere il sorriso per ventiquattro ore di fila, non mi era mai stato concesso questo lusso.

Qualcosa toccò la parte superiore della mia coscia e quando sollevai lo sguardo Harry stava guardando ad intermittenza la strada e me con il viso preoccupato.

La sua mano si strinse attorno al mio jeans ed io mi sentii peggio. Come avrei raccontato ad Harry quello che stava succedendo, cosa gli avrei spiegato che non l’avrebbe ferito. Pregai che non chiedesse, pregai che non domandasse nulla.

Che mi lasciasse sola nel mio dolore, non ero abituata a condividerlo con nessuno quindi me la sarei cavata.

Ma Harry stava già accostando sul ciglio della strada ed imprecava. Aveva lasciato andare la mia gamba e stava girando il volante con una velocità impressionante, come se fosse arrabbiato.

Scese dalla macchina e con grandi falcate mi raggiunse dalla parte del passeggero.

Spalancò lo sportello con così tanta forza che pensai potesse staccarsi e finire sul pavimento.

La testa mi faceva male e l’aria fresca fu piacevole sulla mia fronte che sembrava andare in fiamme.

Tuttavia la sensazione che mi sarei sentita molto male era alle porte, quella certezza che ti prende il cuore e con infamia ti avverte di qualcosa che non puoi controllare. Ti prepara al peggio ma non ti aiuta a sconfiggerlo. Inutile, insignificante.

Ti faceva solo innervosire perché l’unico sentimento che alimentava era quello del sentirsi vuoti e sprovveduti.

”Lù” mi chiamò Harry ed io lo guardai. Le lacrime mi appannavano la vista e stavo iniziando a singhiozzare. Slacciò la cintura di sicurezza. Le sue mani lavoravano sul mio corpo per farmi sedere con i piedi a penzoloni fuori dall’auto.

”Lù rispondimi. Che cosa hai? Ti senti male?” fosse stato così facile. Mi sentivo molto più che male. Mi sentivo…no era quello il problema non riuscivo a sentirmi. Ero come un fantasma e la paura mi stava paralizzando. Un attacco di panico. Perfetto. Mancava solo quello.

”Lù” la voce di Harry era inclinata dalla preoccupazione. Lo stava consumando il bisogno di sentire la mia voce, voleva che gli dicessi che stavo bene e smetterla con quella sceneggiata. Harry però non lo pensava, era seriamente in pensiero, sapeva che non stavo fingendo ecco perché la paura lo stava divorando.

Le sue mani sfiorarono il mio viso ed io abbi uno spasmo finendo piegata in due, le mani che mi cingevano lo stomaco, l’aria sempre meno respirabile.

”Lù parlami ti prego.” non risposi. Volevo solo lasciarmi prendere dalla tristezza e piangere. Piangere per quella stupida ragazzina che si faceva sempre prendere troppo da tutto quello che faceva. Che metteva il cuore nell’amicizia e veniva rigettata quasi sempre. Nessuno accettava la sua differenza era sola. Tutto quello che faceva se non era perfetto, gli altri non lo volevano.

Aveva avuto pochi amici quella piccola bambina e tutti se ne erano andati quando aveva iniziato ad incasinare tutto. Bastava un errore e le voltavano le spalle, scappando così lontano che nemmeno i ricordi funzionavano contro la solitudine. Nessuno l’aveva mai voluta, nessuna l’aveva mai apprezzata. Chi avrebbe voluto mai una bambinetta che sognava di diventare una scrittrice mentre le ragazze della sua età uscivano con uomini fatti e pronti.

Nessuno l’aveva mai desiderata perché lei rovinava tutto quello che toccava. Stava rovinando la sua relazione con Max ed era via da appena un giorno. Non era buona a nulla. Non era buona per nessuno. Era questo che pensavo di me stessa. Erano le idee che i vari commenti dei finti amici mi avevano indotto a pensare. Fingevo sempre che non me ne fregasse nulla ma alla fine, la sera quando ero sola finivo sempre con il ripercorrere tutte le parole e tutti i miei difetti. Ero una persona che non aveva pregi.

Potevo ancora salvare Harry. Dovevo solo andarmene.

”Lù, ti fa male lo stomaco?” le mani di Harry strapparono le mie e armeggiarono con la mia maglietta alla ricerca della pelle nuda.

”Se ti tocco qui senti dolore?” la verità era che sentivo sollievo. Perché Harry non scappava, mi rendeva le cose difficili.

Non riuscivo più a respirare e sentivo Harry andare nel panico.

Mi prese il viso tra le mani e lo sollevò a forza portandoselo a pochi centimetri dal suo.

”Soffri di attacchi di panico?” mi domandò ed io mi sorpresi ad annuire. Il primo cenno di vita da quando Harry aveva tentato di riportarmi da lui. Non riuscii però a rimanere molto sveglia. Sentivo il buio reclamarmi e la poca aria che riuscivo a incanalare non era sufficiente.

”Guardami” gli presi i polsi e tentai di allontanarlo. Doveva smetterla mi faceva solo stare peggio.

”Harry..Lasciami..Io..” un singhiozzo mi fermò e non riuscii a continuare.

”No!” mi urlò e questa volta fu lui ad afferrarmi i polsi. ”Mi hai sentito. Non ti lascio andare. Non farmi questo Lù. Non lasciarmi anche tu.”

”Io sono inutile Harry. Inutile come un giocattolo rotto. Faccio solo disastri. Nessuno mi vuole” una fitta lo percosse e la sicurezza che mostrò, nonostante riuscissi a vederlo a malapena fu uno schiaffo.

”Io ti voglio. Se gli altri non capiscono quanto tu sia speciale allora sono problemi loro. Non sei inutile, chi è che te lo fa pensare?”

tentai di piegarmi ancora sullo stomaco ma Harry mi fermò. ”Continua a parlarmi altrimenti avrai un altro attacco. Parlami Lù, di tutto quello che vuoi. Puoi anche dirmi delle parolacce, qualsiasi cosa ma non smettere di parlarmi. Non voglio perderti”

cosa avrei detto a quell’Harry che aveva la sua attenzione completamente rivolta verso di me. Quell’Harry che voleva ascoltare quello che avevo da dire se non la verità.

”Non sono mai abbastanza Harry, rovino tutto. Non sono capace di far durare nulla. Le persone mi odiano perché sono diversa. Mi odiano e mi evitano. Fanno bene sono un mostro. Non faccio mai niente di quello che gli altri si aspettano da me, non sono mai all’altezza. Quando qualcuno ripone fiducia in me li deludo. Sono un disastro e la cosa peggiore e che non posso cambiare.” gli occhi di Harry luccicarono di quelle che sembravano essere lacrime.

Le sue braccia si strinsero attorno a me mentre quasi mi urlava contro.

”Non dirlo. Non farlo Lù ti prego. Non dire che sei inutile perché non lo sei. Non lo sei per me.” sprofondai nella sua maglietta e tentai di calmarmi. Mi prese in braccio e si sedette sul sedile stringendomi forte.

”Qualsiasi cosa gli altri pensano di te, non devi tenerne conto ma non lo capisci che sono gelosi Lù? Non ti accorgi quanto tu sia bella e intelligente? Sei riuscita a tirarmi fuori quando nessuno voleva più saperne di Harry, quando a tutti importava solo di Harry Styles dei One Director.

Non hai idea di quello che sei capace di fare, non puoi non vedere quanto davvero conti per me, pensavo di avertelo già dimostrato.”

Mi dondolava come se fossi una bambina e teneva le sue mani salde nei miei capelli.

”Perché non posso essere come le altre? Perché non posso piacere agli altri come loro piacciono?”

”Perché poi non piaceresti a te stessa e questo sarebbe anche peggio”

Rimanemmo in silenzio per un secondo poi Sentii Harry irrigidirsi e aumentare la presa.

Allungò una mano e iniziò a giocare con la mia prima di prendere a parlare.

” Your hand fits in mine like it’s made just for me” Stava cantando una canzone perché aveva paura che sprofondassi ancora una volta. Voleva farmi capire qualcosa così chiusi gli occhi e il respirò si calmò.

”But bear this in mind

It was meant to be

And I’m joining up the dots

With the freckles on your cheeks

And it all makes sense to me” mi accarezzò il contorno degli occhi prima di continuare. Nessuno mi aveva mai calmata con una canzone. Sentivo il dolore andare via rimpiazzato da qualcos’altro. Una consapevolezza. ‘‘I know you’ve never loved

The crinkles by your eyes

When you smile

You’ve never loved

Your stomach or your thighs

The dimples in your back

At the bottom of your spine

But I’ll love them endlessly”

Harry non avrebbe mai potuto rompermi o rovinarmi come diceva Max. se c’era qualcosa che riusciva a fare solo lui era aggiustarmi. Aggiustarmi come se fossi stato il più prezioso dei gioielli. Sentivo il suo petto sollevarsi e vibrare mentre pronunciava quelle parole che mi avevano sempre colpito. Chi le avrebbe mai dette ad una ragazza come me? Eppure Harry lo stava facendo.

E non le stava semplicemente dicendo, le stava cantando. Uno spettacolo privato solo per me. Un regalo per quella ragazza che non sapeva accettarsi così com’era. Avevo criticato Harry perché non riusciva a vivere la sua vita ma io ero nella stessa situazione.

”I know you’ve never loved the sound of your voice on tape

You never want to know how much you weigh

You still have to squeeze into your jeans” mi sollevò il viso e portò i suoi occhi nei miei, delle tracce di lacrime gli rigavano il viso. Aumentai la stretta sulla sua camicia, lui tutto quello che ancora mi teneva dal cadere.

”But you’re perfect to me” Lo abbracciai forte. L’odore di casa mi invase e finalmente mi sentii meglio. Non c’era più traccia di nulla. Ogni sensazione negativa stava scivolando via trasportata da quella musica, da quelle parole.

”You’ll never love yourself

Half as much as I love you

You’ll never treat yourself right darling

But I want you to

If I let you know

That I’m here for you

Maybe you’ll love yourself like I love you”

non volevo pensare a quella come ad una dichiarazione. Volevo solo godermi quel gesto. Il gesto di una persona che veramente ci teneva a me. Ci conoscevamo appena eppure sentivo di conoscere Harry da tutta una vita. Una cosa banale è vero, ma era il modo in cui mi sentivo.

Quando le sue labbra sfioravano il mio collo come in quel momento, era come se nel corso della mia vita l’avesse sempre fatto. Come se ci fosse sempre stato un Harry ad accudirmi.

Era così, lui gettava via le mie preoccupazioni. Mi disarmava e poi si rendeva indispensabile.

Le ultime parole di Little Things finirono tra i miei capelli con un sospiro. Poi Harry aggiunse. ”Vorrei poter migliorare tutto.”

 

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