Miti e Leggende

Apollo e Dafne – Uno Stupro Mancato.

Apollo e Dafne

Uno Stupro mancato

Oggi vi parlo di Apollo e Dafne, due pilastri della mitologia greca i quali però molto spess vengono associati a  due innamorati. Quello che non sapete è che Apollo voleva approfittarsi di Dafne e bramava la sua carne più che il suo amore. Quindi vi riporto la vera storia così che possiate giudicare voi stessi.

 

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I ludi sacri che si celebravano vicino a Delfo, città della
Focide sulle pendici del Parnaso, erano chiamati Pitii, dal
nome del pitone Tizio, che Apollo aveva ucciso trafiggendone
il corpo con le sue frecce avvelenate.
L’impresa aveva liberato il popolo da un grandissimo flagello
ed erano perciò stati istituiti i giochi ai quali Apollo
interveniva con il capo cinto di fronde.
Fu proprio durante una di queste feste che il dio, stanco
di canti, onori e banchetti, si allontanò dalla radura infestata
di gente.

Solo e pensoso si aggirava nel bosco quando un fanciullo
gli apparve: sorridente, mezzo nascosto tra i rami, egli aveva
un arco in mano. Una freccia era già pronta, puntata contro
di lui.
Sorpreso Apollo si fermò, ma subito riconobbe il bambino
e un’allegra risata proruppe dalle sue labbra.
Si trattava infatti del piccolo dio dell’amore, Eros; ma egli
sottovalutò il pericolo che rappresentava.
Scherzando spensierato con lui, schivando i suoi colpi,
riparando dietro un albero, il dio della luce teneva gioiosamente
testa al fanciullo. Così giocando erano giunti alle rive
del fiume Penéo.

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Il fiume, di cui Penéo, figlio di Oceano, era la divinità,
Leggende e tragedie della mitologia greca
scorreva tranquillo nella valle.
Mollemente distesa sulla sua sponda erbosa, Dafne, la
giovane figlia di Penéo, non si accorse dello splendido dio e
del bambino che le erano giunti vicino.
Tra tutte le ninfe del bosco, Dafne era certamente la più
graziosa.
Distratto dall’incantevole visione, Apollo scordò l’arco
minaccioso di Cupido, ma questi non si lasciò sfuggire l’occasione.
Spiccata la freccia, con un trillo argentino colmo di
orgoglio era poi rapidamente sparito.

Richiamato alla realtà dall’acuto dolore, Febo si era portata
una mano al cuore e un gemito gli era sfuggito, un gemito

che aveva attirato l’attenzione della ninfa che con una
piccola, agile mossa si era levata in piedi.

Apollo non sentiva più il dolore della

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ferita. Il suo cuore,
all’improvviso, era colmo di un immenso amore, ma Dafne,
turbata dal suo sguardo infuocato, dapprima con passi incerti,
poi con un balzo lieve, fuggì.

La corsa mise in risalto l’armonia del suo corpo sottile,
l’agilità dei suoi movimenti e accese sempre più la passione
del dio che la seguiva. Dafne cercava di correre più veloce,
ma i lunghi capelli sfuggirono dalla benda che li legava e si
avvolsero alle sue gambe rallentandone l’andatura; le vesti
si impigliarono ai rami dei cespugli e il suo cuore prese a
battere così forte che le parve di soffocare. Apollo incalzava,
ne udiva il respiro affannoso: tra breve egli l’avrebbe raggiunta,
ed ella, impotente, si sarebbe dibattuta invano.

Risultati immagini per apollo e dafne love storyInutilmente Apollo cercava di rassicurarla rivelandole di
essere un dio. Le appassionate profferte d’amore provocarono
in lei una maggior paura.
Allora, già stretta tra le sue braccia, senza più scampo,
essa lanciò la sua disperata invocazione:
“Padre Penéo, se è vero che i fiumi hanno potere divino,
salvami!”

Penéo udì il richiamo. Tra le mani di Apollo il morbido
corpo di Dafne si irrigidì. Le gambe sembrarono radicarsi al
suolo, appesantite da un torpore mortale: dai piedi in su,
fino alla vita, una rude scorza la ricoprì.
Dalla cima delle rosee dita spuntarono foglie e rami novelli.
In breve soltanto la testa conservò il suo aspetto, ma le
lacrime che rigavano le gote, le morbide labbra, il palpitare
del cuore della giovane ninfa e il fremito che si propagò a
tutto l’albero in cui era stata mutata, ridestò in Apollo un’assurda
speranza:

“Oh Dafne, Dafne mutata in lauro!”

 

Stretto al ruvido tronco egli cercò inva

no di fermare l’orrenda
metamorfosi. Infin

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e, disperato, sedette sotto le fronde
dell’alloro e pianse.
Ascoltando il mormorio del vento tra i rami, gli parve di
udire ancora la dolce voce di Dafne che lo respingeva senza
posa.

A tutti la storia di Dafne sembrò tristissima. Le ninfe piansero
a lungo la perdita della loro gentile e amata compagna;
eppure la sua sorte, confrontata a quella capitata in quei
tempi a un’altra fanciulla, fu, malgrado tutto, benigna.

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