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[Recensione] Venivamo Tutte Per Mare di Julie Otsuka

“VANIVAMO TUTTE PER MARE”

Julie Otsuka

TITOLO: Venivamo Tutte Per Mare

AUTORE: Julie Otsuka

EDITORE: Bollati Borighieri

PAGINE: 140 Pagine

COSTO: 13,00 €

Trama: La toccante storia del viaggio intrapreso da migliaia di giovani, partite dal Giappone per andare in sposa agli immigrati giapponesi in America. Un racconto fatto di sogni, speranze che affonderanno definitivamente assieme alla flotta navale americana di Pearl Harbor nel 1941.

 

“Questa è l’America”, ci saremmo dette, “non c’è nulla di cui preoccuparsi”. E ci saremmo sbagliate.

Questa è forse la frase che riassume meglio “Venivamo tutte per Mare”. Una vicenda narrata attraverso le poccole cose, con protagoniste grandi donne. La cultura giapponese immortalata alla perfezione in tutta la sua bellezza che sfiorirà assieme alle nostre protagoniste.

Tratto da una storia vera, Julie Otsuka racconta magistralmente la lunga traversata di queste spose, alcune bambine altre già donne che si fanno coraggio a vicenda, mentre il mare sbatte contro le pareti della nave quasi ad avvertirle del pericolo imminente. Una storia fatta di aspettative e voglia di riscattarsi; di madri disperate che sono costrette a vendere le proprie figlie e di padri che, invece, non se ne fanno scrupolo.

 

Cosa spinge queste fanciulle ad abbandonare il conforto della loro terra madre e ad imbarcarsi su una nave alla ricerca di fortune, con l’unica promessa di una foto e un esiguo corredo messo insieme alla buona dalla loro famiglia? Il nulla.

Si lasciano alle spalle la fame e le malattie per non sentirsi più un peso per la propria famiglia, per essere finalmente utili, per essere finalmente amate. Quello che non sanno, è quanto sia facile utilizzare la disperazione per un proprio tornaconto. Molte delle foto o delle storie inviategli, sono manipolazioni di abili menti atte a raggirarle.

Crederanno di andare in sposa a banchieri o impresarii;  invece si ritroveranno col passare la prima notte di nozze in un motel di terz’ordine a faccia, mentre vengono prese con la forza. Oppure, se sono abbastanza fortunate, il loro promesso sposo le degnerà almeno di qualche parole, prima di approfittare di loro ancora e ancora.

Molte piangeranno, per la loro madre patria, altre sopporteranno stoicamente il proprio destino aggrappandosi a qualche amore passato pur di addolcire la pillola.

Mi doleva il cuore nel leggere di come la fiducia venisse frantumata e schiacciata sotto i piedi senza alcuna pietà, come se non valesse nulla. Nelle scorrevoli pagine, la vita passa in fretta, subito iniziano ad arrivare i primi figli, qualcuna delle nostre protagoniste, decide di non poterne più e si suicida, alcune scappano con gli amanti, altre finiscono nei bordelli. Ma i giapponesi sopportano, sono sempre stati dei grandi lavoratori e quindi fanno del loro meglio per integrarsi.

La cosa che più mi ha commosso sono state le donne americane che infondevano coraggio e si fidavano delle loro governanti a tal punto da confidar loro segreti che nessuno sapeva. Insegnavano alle loro domestiche come fare per trattare con i loro uomini, come pulire, cosa cucinare. L’infinita pazienza di alcune di loro mi ha davvero ridato speranza in questo mondo. Benchè comprenda un lasso di tempo che dal primo 900 fino agli anni 40, il razzismo è ancora una cosa del tutto attuale, specialemente in italia.

Vedere  la facilità con cui, dopo l’attacco a Pearl Harbor, un’intera generazione venga sdradicata dalle proprie case, è raggelante. Ma che nessuno facesse nulla, è davvero inconcepibile.

Questo libro è più attuale che mai con la questione dei migranti che scappano dalla guerra e vengono additati come lebbrosi. “Certo dispiace a tutti che nel loro paese si respiri aria invivibile, ma se non attraversano, stiamo tutti meglio”. Trovo che “Venivamo tutte per mare”, andrebbe sicuramente letto.

Cercare di cambiare prospettiva, avere un’altra visione della soffernza fa bene all’anima. L’empatia è quella cosa che ci rende umani e la stiamo perdendo ogni giorno che passa. Possiamo incolpare i mass media, con le tragedie che ormai non ci toccano più perchè: “Tanto poteva andargli peggio”; Oppure la scarsca capacità di parlare dei sentimenti, ormai ritenuti inutili e superflue.

Sta di fatto che il troppo dolore ci ha resi immuni e questo è, secondo me, tra i più grandi crimini che la razza umana potrà mai compiere. Un mondo senza amore, senza comprensione e voglia di migliorare, è un mondo morto ed sterile. Cercate di tenerelo in mente quando passate d’avanti a qualcuno che ha bisogno d’aiuto e ricordate: il bene che fate, trova sempre il modo di tornare indietro.

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